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al testo di Amina Narimi
Siamo stati angeli nellacqua
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Siamo stati angeli nell'acqua,
piccole stelle dell’alba, quando ancora le viti erano muschi, farfalle di mare che andavano alla deriva sbattendo l’azzurro dei piedi tra le onde del sole seguivamo il ronzio genitale dei nostri delfini i click sordi delle stenelle in amore nutrendoci degli errabondi, i mangiatori di luce- di notte facevamo buon conto della neve marina.
Più di tutto amavamo i verdazzurri, centomille in una goccia di sale, e i nostri capelli luccicavano a giorno.
Quella notte, la grande notte, seguimmo una forma di lacrima che andava a deporre le uova. Ohh cosa stavamo vedendo nella buca profonda di sabbia, bambini! Stretti nella preghiera ci fermammo per ordine delle mani fino a farli sparire.
Il mare si calmò, con l’anno nuovo, minuscoli pastori cercarono l’uscita puntarono al largo verso l’acqua nera portando sul dorso come faville. Fu allora che le albere presero a far luce, che ci contammo le ossa, una ad una, passando le dita a vicenda negli anni, finché una bambina prese a salire, con le giumelle educate all’amore, le nostre timide gole per terra
alzando la neve dal suo libro d’ore come fa un mattutino all’Ave Maria.
Amina mia, Amina nostra, ho lasciato che il tempo, ho letto piano piano ogni verso è un mistero che si svela il tuo linguaggio. Una ninfea che si apre a giorno; una luce che penetra dalle fessure e diventa una magia da seguire con stupore.
Più o meno un anno fa, nel recensire la tua silloge, definii il tuo fare poesia delicato. Non mi ero sbagliato, sei destinata alle anime buone. Ciao Amina!
Una fiaba scritta sotto forma di poesia e, ascoltando la voce, immagino la tua, si viene trasportati in un mondo magico, un paradiso terrestre quasi, quando la vita era quella primordiale, solo fatta di piccoli impulsi, di istintività e non c’era la ragione, il pensiero macchinoso ad alterarne la bellezza. E poi ci venne offerto quel grande mistero che ha portato all’uomo. Un abbraccio!
Con la semplicità elegante del sapere, di cui io, lincolto, nulla potrò mai comprendere se non lasciarmi comprendere dallammirato stupore dei "primitivi" ovvero sopraffare dalla luminosità della parola qui aminitica, la Poetessa del misterico sublime mi suggestiona coi suoi versi e mi conduce, con simboli o allegorie di versi, come piccolo magio, di nuovo a "vedere" lepifania di Colui che pienamente verrà poi rivelato sulla Croce.
Chiedo scusa per la mia interpretazione, figlia più di sentimento ed ignoranza che non di colta lettura.